Avviamo una riflessione sui temi delle pensioni d’oro e su come influisce l’aspettativa di vita sulla definizione delle età pensionabili. Potrebbe essere un utile esercizio per rasserenare i nostri dibattiti ed evitare una guerra tra generazioni.
1.PREMESSA
Sulla questione delle pensioni d’oro, ma anche sulle pensioni in generale, penso che sia il caso di fare un minimo di chiarezza.
Chiarezza a beneficio di tutti coloro, e sono molti specialmente giovani, che giustamente non essendo informati trovano scandaloso quanto i media riportano senza alcuna dovizia di particolari.
Questo perché si rischia di far nascere, senza che se ne senta il bisogno, una guerra generazionale tra chi è ormai in pensione e chi ritiene, a ragione, che il suo diritto alla pensione sia messo in discussione.
Sino ad oggi siamo vissuti con la chimera di andare presto in pensione e smettere di lavorare per fare….? Cosa?
Si andava in pensione a circa 60 anni, stanchi, spesso minati nel fisico ed anche nella mente a causa di lavori usuranti e pesanti.
Oggi molto è cambiato e, si spera, molto cambierà nei prossimi anni per gli effetti benefici del progresso tecnologico e di quello medico-scientifico che ci aiuterà a prolungare la nostra esistenza garantendoci una qualità della vita sempre migliore.
Ma oggi, con la crisi economica di cui tutti parlano, le pensioni sono al centro dell’attenzione per altri motivi che nulla hanno a che vedere con il progresso tecnologico e medico-scientifico. Il problema consiste su come sono state gestite ed erogate le pensioni sino ad oggi.
2.PENSIONI D’ORO
Si parla con tono scandalizzato di pensioni con importi spropositati: giusto approfondire il tema ma senza partire dal punto di vista che sia uno scandalo. Bisognerà prima di tutto capire che a fronte di tali pensioni “d’oro” ci siano stati commisurati e giusti versamenti all’ente di previdenza: infatti il calcolo della pensione dovrebbe scaturire dall’entità dei contributi versati, e su questo aspetto nessuno dice niente. Allora cerchiamo prima di appurare se tali pensioni (di qualunque importo sia!) siano state determinate nel rispetto delle norme che regolano i pensionamenti oppure siano state erogate in violazione di norme e regolamenti.
Accertato questo si potrà decidere se di scandalo si tratta! Se la pensione è stata un semplice e vergognoso privilegio in quanto non dovuta si potrà, anzi dovrà, gridare allo scandalo ma se, in relazione alle somme versate come contributo, il calcolo sia stato giusto allora non sarà giusto creare artificialmente un caso da prima pagina..
Tuttalpiù sarà necessario, se è tutto in regola nel calcolo e nei versamenti, andare a sindacare perché alcune organizzazioni, pubbliche o private, abbiano versato così tanti contributi, se erano realmente dovuti oppure frutto di un simpatico e forse fraudolento “omaggio” al beneficiario.
Questo, ritengo, sia il punto da approfondire e non le modalità di erogazione della pensione.
Se la pensione è il frutto di un giusto calcolo derivante dai contributi versati non vedo soluzioni all’erogazione dei ratei. Si dice: mettiamo un limite, andrebbe bene a patto che venissero rimborsati gli eventuali contributi versati in eccedenza ma anche in questo caso ci sarebbe un comportamento iniquo in quanto l’aspirante pensionato si vedrebbe rimborsare contributi di anni, forse molti, anni precedenti senza poter surrogare ciò con la possibilità di costituirsi una pensione integrativa e ricevendo, quindi, un doppio danno: svalutazione delle somme versate e restituite con l’impossibilità di ricrearsi una pensione integrativa.
Ciò potrebbe essere una valida alternativa per coloro che iniziano oggi a lavorare proponendo loro forme alternative di pensionamento o di accumulo di previdenze integrative.
3.ASPETTATIVA DI VITA E ETA’ PENSIONABILE
Un altro punto che vorrei sottolineare, questo in particolare ai giovani che iniziano o che hanno iniziato da poco a lavorare: tutti i sistemi pensionistici, pubblici e privati del mondo, calcolano l’età in cui poter andare in pensione, i versamenti, le modalità di rivalutazione e i modi di erogazione delle pensioni in base alle aspettative di vita.
Ciò in quanto appare evidente che andare in pensione, per esempio, a 60 anni con una aspettativa di sopravvivenza di 5, 10, 15 o più anni inevitabilmente cambia profondamente il calcolo di tutti i parametri.
Fortunatamente la nostra aspettativa di vita, negli ultimi anni, è in progressivo aumento. Non solo, anche la qualità della vita degli anziani: progressivamente gli ultra sessantacinquenni vivono più a lungo e il loro tenore di vita (salute, mobilità, costituzione fisica, attenzione e capacità di analisi e interazione sociale) migliora forse anche di più.
Variazione Aspettativa di vita
Anno Paese Uomini Donne
2013 Italia 79,4 84,0
1990 Italia 74,0 80,0
Da questi dati appare ineluttabile che il tema della definizione dell’età di pensionamento è centrale per individuare le forme migliori di trattamento pensionistico tale che non sia un danno per le finanze dello stato.
Da ciò deriva anche la necessità di individuare ulteriori forme di trattamento pensionistico che, rientranti nella sfera privata, lascino ai lavoratori la libertà di decidere quanto risparmiare per accrescere la propria pensione fermo restando la necessità che un contributo minimo alla pensione pubblica sia necessario provvedere per garantire a tutti, anche agli sprovveduti, un trattamento minimo per la sopravvivenza al momento del pensionamento.
Penso che i giovani debbano accogliere con piacere la circostanza che il progresso della medicina consenta di prolungare la propria esistenza garantendo inoltre alla vita un buon livello medio qualitativamente parlando.
I 60 anni per la pensione ormai sono stati scavalcati da tempo e, probabilmente, si scavalcheranno a breve anche i 70. Naturalmente si dovrà tenere conto anche delle tipologie di attività lavorative in quanto per alcune si dovranno prevedere delle riconversioni in quanto non sarà possibile andare oltre certi limiti fisiologici e psicologici.
In conclusione:
1. fare attenzione a parlare di “pensioni d’oro” senza controllare i vari aspetti del problema evitando di sbattere in prima pagina persone e categorie che magari hanno, diligentemente, pagato i contributi dovuti e percepiscono ratei di pensione regolare.
2. Non guardare con timore la possibilità (o meglio: la necessità!) di lavorare più a lungo in considerazione dell’aumentato numero di anni in cui ciascuno potrà vantare una sana e robusta salute! La ricetta sarà lavorare serenamente e con appagamento cosa che produrrà, ne sono certo, ampie e gradevoli soddisfazioni. Lavorare con la chimera della pensione non porta da nessuna parte e spesso fa degradare il livello psicologico del lavoratore e la qualità del lavoro!
Riflettiamoci bene.